Max Klinger: Un amore (Berlino I887)

Opus X Un amore (Eine Liebe)

Sono 10 le acqueforti che compongono questo Opus, incentrato sul tema romantico e simbolista dell’amore, il frutto della colpa, la perdizione e la morte.

Dopo la tavola d’introduzione dedicata a Arnold Böcklin, l’artista più amato e che più l’ha influenzato, Klinger sviluppa la narrazione con una prima parte realistica (4 immagini), un intermezzo allegorico, e una sequenza finale con drammatiche valenze simboliche.
La Dedica al pittore di Basilea è una visione fantastica dove, su una roccia a picco sulle onde del mare, sono protagonisti esseri mitici: una centaura immagine degli istinti animali, le Parche che hanno in mano il destino dell’umana specie, e Amore generatore delle passioni amorose.
L’immagine è come un sipario premonitore che si apre sul teatro dell’azione.
OpusX sequenza
Prima tavola. Su una carrozza ferma in un giardino (con in primo piano un roseto che allude alla futura avventura amorosa) è seduta pensosa una elegante signora. Dietro di lei, nascosto fra le foglie di un ippocastano spunta un signore che la guarda o la spia. Il voto dell’uomo è quello dell’artista (che forse ci vuole suggerire che si tratta di una vicenda con qualche risvolto autobiografico). Il fascino enigmatico di questa scena deriva dalla sua voluta ambiguità. In effetti, se vista da sola, si può anche immaginare che le intenzioni dell’uomo siano piuttosto minacciose. Ma questa ipotesi viene subito smentita guardando la seconda scena in cui il signore si presenta galantemente alla bella che sta entrando a casa sua, attraverso un sontuoso cancello iperdecorato. L’espressione stupita, sorridente e compiaciuta di lei è tutto un programma mentre il cappello caduto per terra (come all’inizio della serie del Guanto) segnala che lui “ha perso la testa”.

Terzo tempo: l’appassionato bacio notturno dei due amanti in giardino, con l’uomo che sta scavalcando la balaustra, fatale soglia che ancora li divide. La composizione è una straordinaria e maliziosa invenzione plastica con velate (?) allusioni sessuali emanate da un lato dalla aperta curvatura della balaustra e dall’altro dal possente tronco dell’albero che fa quasi corpo unico con l’uomo.

Anche la successiva romanticissima scena di passione a letto con la finestra aperta su un idillico paesaggio lunare, ha la sua dose di tensione inquietante. Basta guardare il volto immobile di lei con gli occhi aperti (sulle conseguenze future dell’atto compiuto) e le inquiete nuvolette che compaiono in cielo.
Opus X (6)
L’Intermezzo sposta il registro narrativo dalla realtà alla figurazione simbolica. Qui sulla riva di un mare cupo e agitato, vediamo Adamo ed Eva, nudi e derelitti che in ginocchio chiedono pietà alla Morte e al Diavolo. Questa tavola, pesantemente allegorica, collega il peccato passionale dei protagonisti al peccato originale. In una prima versione l’incisione aveva una scritta con una citazione in latino da Schopenhauer (“Illico post coitum cochinus auditur diaboli”).
OpusX sequenza 2
E poi, dopo le fluttuanti figure ascensionali di Nuovi sogni di felicità, si ritorna a terra. Ecco, in Risveglio, la bella fedifraga incinta e angosciata che, semisdraiata sul letto del peccato, guarda in una sorta di specchio di fronte a lei l’immagine fantasmatica del bambino che deve nascere. Segue la notevolissima rappresentazione del Disonore, dove tre sono le protagoniste: la perfida figura della calunnia sghignazzante, la donna col capo chino che cammina lungo un muro un po’ in curva, e l’ombra della poveretta che si staglia inquietante sulla parete assolata. In alto, le donne “per bene” si godono irridenti lo spettacolo.
Opus X (10)
Il finale, Morte , è il peggiore che si possa immaginare: la donna morta di parto è stesa sul letto compianta dall’amato disperato. Sullo sfondo nel buio un essere malefico tiene in mano il corpicino anch’esso senza vita del neonato.
La serie è completa.

Dal catalogo della mostra Max Klinger e l’inconscio della realtà, a cura di paola Giovanardi Rossi e Francesco Poli

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