L’uomo e la macchina

Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna – Via Castiglione, 8

dal 3 al 20 ottobre
martedì-domenica dalle 10 alle 19
giovedì dalle 10 alle 22

Henri Cartier-Bresson (Francia)
L’UOMO E LA MACCHINA

La chiave dell’intuizione fotografica di Henri Cartier-Bresson era la sua libertà. Libertà di spazio: come Rimbaud, infatti, anche lui visse a lungo in paesi in cuis’immerse a tal punto da produrvi le sue foto migliori. Libertà di pensiero nei confronti di eventuali committenti, anche se la sua opera è essenzialmente fruttodella sua personale iniziativa. Libertà delle forme: per questo motivo è considerato un pioniere della fotografia moderna riuscendo a coniugare geometria, spirito e agilità.Non era quindi nelle intenzioni dell’IBM, all’epoca in cui il marchio era predominante, di chiedere al massimo fotografo in circolazione di limitare la propria creatività per ancorarsi a un messaggio specifico e predeterminato. Al contrario, gli fu data carta bianca per tutto il mondo, che lui restituì documentando il lavoro nella sua dimensione umana. Il 1967 è stato un periodo di grandi trasformazioni, dove a seguito della rivoluzione industriale l’essereumano conosce il lavoro organizzato su turni, in cui le regole sulla sicurezza degli operai sono ben lungi dall’essere applicate, mentre va preannunciandosi l’era degli ingegneri, dell’informatica e della robotizzazione. La Fondazione Henri Cartier-Bresson offre a Foto Industria la possibilità di presentare per la prima volta questo lavoro poco conosciuto, con le stampe originali che all’epoca sono servite per una mostra all’IBM Milano nel 1984.

François Hébel
Direttore artistico della Biennale Foto/Industria
Direttore di Les rencontres de la photographie di Arles