Lina Bianconcini Cavazza: instancabile organizzatrice e donna di cuore

Ritratto di Lina Bianconcini Cavazza

Ritratto di Lina Bianconcini Cavazza

Il 21 marzo 1861 nacque a Bologna Lina Bianconcini-Persiani, figlia del conte Filippo e della nobildonna Carolina Zucchini. Come previsto per le bambine e le fanciulle di buona famiglia, la piccola trascorse l’infanzia e l’adolescenza presso un collegio e, più esattamente, presso quello di San Porziano a Lucca. Ormai adulta, ritornò a Bologna e a ventiquattro anni sposò il quasi coetaneo Francesco Cavazza, anche lui di ottima famiglia. Ebbero tre figli maschi: Filippo, Gianluigi e Alessandro.
I Cavazza erano stati insigniti di un titolo nobiliare grazie a meriti di lavoro e di beneficenza; in città godevano di grande stima e nel loro palazzo si teneva un salotto frequentato dalla migliore società. In ogni caso, Lina non si accontentò di “fare la signora” ed entrò subito in sintonia con le attività filantropiche e culturali del marito, che era uno dei principali fautori del Comitato permanente di beneficenza di Bologna, costituitosi nel 1878. Aveva, inoltre, una visione molto aperta rispetto al ruolo che la società del suo tempo attribuiva alle donne.

Fu proprio pensando alla condizione delle donne che, nel 1901, insieme alla contessa Carmelita Zucchini Solimei, fondò un’azienda di ricami e merletti. Negli anni le due signore avevano raccolto antichi disegni di pizzi di epoca rinascimentale per poterli poi riprodurre in preziosi manufatti. Con questa attività riuscirono in due scopi: il primo era quello –appunto- di riprenderne l’antica e prestigiosa produzione; il secondo era quello di dare lavoro a moltissime ricamatrici, che potevano lavorare a casa e guadagnare tanto da contribuire al bilancio famigliare senza togliere la loro presenza a marito e figli e tempo alle faccende domestiche. Inoltre, tale attività avrebbe comportato un lavoro pulito, creativo e ben pagato. Sì, perché la contessa informò queste donne anche sui loro diritti: la previdenza, l’iscrizione alla Cassa Nazionale per l’invalidità e la vecchiaia.

Ben presto questa società confluì nell’Aemilia Ars, fondata nel 1898 da Alfonso Rubbiani e presieduta dal 1900 dal conte Cavazza, marito di Lina. Nel 1903 l’Aemilia Ars, di cui a quel punto Lina Bianconcini Cavazza era consigliere di amministrazione, decise di restringere l’attività alla sola produzione di punto antico, il meglio del merletto bolognese. La società aveva un laboratorio proprio e un negozio in via Carbonesi nel quale i prodotti venivano messi in vendita.

Vetrina del negozio Aemilia Ars, oggi esposta nella sala del Museo della Storia di Bologna. Dalle collezioni di Genus Bononiae

Vetrina del negozio Aemilia Ars, oggi esposta nella sala del Museo della Storia di Bologna. Dalle collezioni di Genus Bononiae

Con lo scoppio della prima guerra mondiale l’Aemilia Ars fu costretta a chiudere, ma l’instancabile contessa riconvertì il lavoro di ricamo in quello di cucito e le finissime ricamatrici divennero indefesse cucitrici di camicie e capi per i soldati al fronte. In questo modo le donne con mariti e figli in guerra non sarebbero rimaste senza lavoro e senza reddito.
Non paga di tutto ciò, Lina Bianconcini Cavazza ebbe un’ulteriore e geniale intuizione: fondò l’Ufficio Notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare, che permise alle famiglie dei soldati al fronte di ricevere notizie sui loro cari e ai volontari impiegati di poter contare su un piccolo compenso. Ben presto tale iniziativa si diffuse in tutta Italia e divenne un vero e proprio anello di congiunzione tra il Paese e l’esercito.

Al termine del conflitto l’attività dell’Aemilia Ars riprese e continuò, nonostante numerosi traslochi e difficoltà. Sempre più numerose erano donne e ragazze che si apprestavano ad imparare l’arte del ricamo e se non erano le “maestre” tradizionali a poterle raggiungere tutte per la necessaria formazione, era la contessa in persona a cercare di seguirne il progredire.
Negli anni Trenta – complici la politica fascista, la crisi economica e la diversa mentalità – tutto cambiò definitivamente e iniziò il declino.

Lina Bianconcini Cavazza, colei che aveva sognato di emancipare le donne attraverso la bellezza del ricamo, morì a Bologna nel 1942.

Nel mese di marzo il ciclo di visite guidate I Giovedì a Palazzo Pepoli è dedicato a “Storie di donne”:
5/3 Caterina De Vigri
12/3 Properzia De Rossi
19/3 Lina Bianconcini Cavazza
26/3 Irma Bandiera

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