Le donne: il loro valore, il loro dolore, il loro coraggio

Sala della Cultura a Palazzo pepoli. Museo della Storia di Bologna

Sala della Cultura a Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna

Il 25 novembre si celebra la Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un tema ancora molto discusso in tutte le sue sfaccettature e spesso complesso da inquadrare perché non identificabile nella sola sopraffazione fisica, ma anche in quella psicologica.

Tutti i giorni i media ci riportano cronache terribili, indegne della nostra umanità e, ovviamente, i fatti di sangue sono i più eclatanti.
Le donne coinvolte provengono da tutte le fasce sociali e non solo da quelle meno abbienti: segno evidente che la violenza non colpisce unicamente dove ci sono povertà e analfabetismo.

Al Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli sono esposti dodici magnifici busti in terracotta che raffigurano donne insigni della nostra città.
Tra queste, possiamo ricordarne alcune che, in qualche modo, subirono pregiudizi e angherie per il solo fatto di appartenere al sesso femminile. Nel XIII secolo, Betisia Gozzadini fu molto probabilmente la prima donna a tenere lezioni di diritto in un ateneo ma, a che prezzo? La tradizione ci tramanda che per poter prima studiare e poi insegnare aveva dovuto vestirsi da uomo o coprirsi di drappi neri…

Un secolo più tardi anche Novella d’Andrea Calderini teneva lezioni di diritto canonico in assenza del padre Giovanni, docente di tale materia, ma, pare che per farlo dovesse celare la sua bellezza sotto un velo o, addirittura, fosse protetta da una sorta di sipario.
Che davvero le cose siano andate così, non possiamo averne certezza; quel che è sicuro, è che sia l’una che l’altra furono costrette a comprimere il proprio temperamento e la propria intelligenza.

Che dire poi, di Elisabetta Sirani, valente pittrice del Seicento, morta a poco più di vent’anni per un sospetto avvelenamento? Le voci che si rincorrevano dopo la sua precocissima scomparsa parlavano di odio, invidia, desiderio di vendetta da parte di coloro che subivano la sua crescente fama: il perfetto movente per un omicidio su commissione.
A questa morte “sospetta” seguì un processo e ancora una volta ne fu vittima una giovane donna, la domestica della pittrice, Lucia Tolomelli. Alla fine, la poveretta venne completamente scagionata (fu appurato che si era trattato di morte naturale), ma l’ombra del dubbio rimase sempre su di lei, che venne allontanata da Bologna.

Solo Lavinia Fontana (1552-1614), altra famosa pittrice bolognese, pur sacrificando molto riuscì a portare avanti la famiglia (aveva un marito e undici figli) e il lavoro.

Una volta di più, le donne di oggi si devono sentire spronate a reagire, a cercare di realizzare i loro desideri e le loro ambizioni: lo devono anche a tutte quelle che sono venute prima di loro e a coloro che non devono essere state vittime invano…