La vita nei monasteri femminili di Bologna

Monache

Operazioni delle monache di Bologna

Come noto, fino all’Unità d’Italia, Bologna è stata la seconda città dello Stato Pontificio.
Già in tempi più antichi, però, era luogo ricco di conventi, molti femminili. Ovviamente, ognuno di essi era legato ad un ordine monastico e le monache, quasi sempre provenienti da famiglie importanti, oltre che dedicarsi alla preghiera, svolgevano diverse attività.

Ci si chiederà perché, visto che allora non era certo un problema di sopravvivenza… La spiegazione più logica e naturale è che la missione conventuale non era sempre stata una libera decisione delle monache stesse, anzi: si può dire che non lo era stata quasi mai.

Le grandi casate sacrificavano spesso e volentieri le figlie minori a questo tipo di vita per non disperdere il loro patrimonio in doti matrimoniali.

La separazione dal mondo di queste giovani donne si attenuava prendendosi cura dei giardini e degli orti e svolgendo, appunto, una attività per così dire “concreta”, che conservasse in loro un timido ma tenace legame con la civiltà del secolo.

Sono dunque giunte fino a noi, grazie ad una serie di raffigurazioni di scarso valore artistico anche se assai graziose e di forte valore documentale, le testimonianze delle diverse attività per le quali i conventi bolognesi femminili erano noti e non solo in città e nel territorio.
Santa Cristina

Per restare più vicini al percorso di Genus Bononiae, diremo per primo della raffigurazione relativa al Convento di Santa Cristina, il cui distico recita: “Fan Biscotti con muschio, ed acqua rosa, / Che giuro certo ch’è una bona cosa”; ma potremmo continuare con quello degli Angeli: “Ciò che occor’ per vestir, e calzare / Lavoran di sua man, e l’sanno fare”; con quello di San Gervasio: “Vin d’Amarene fan per gl’ammalati / Del qual ne gustan anche li svogliati” e via dicendo passando per ogni tipo di produzione e manufatto.

 

In definitiva, piccole storie di donne escluse dal mondo, ma che dal mondo si sono fatte conoscere per la loro fantasia e per la loro vitalità.

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