La secchia rapita – Una strage sepolta da una risata

La secchia rapita, Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli

La secchia rapita, Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli

Ridere su una strage. La guerra fra Bologna e Modena, continua e sanguinaria, è entrata nella memoria popolare con i toni comici di un’opera del XVII secolo, La secchia rapita di Alessandro Tassoni.
Il poema eroicomico per «dotti» ed «idioti» tramuta in burla la battaglia di Zappolino in cui più di 2.000 uomini furono massacrati.

Era il 15 novembre 1325. Si scontrarono 35.000 fanti e 4.000 cavalieri. In un paio d’ore, nonostante la superiorità numerica, i bolognesi furono annientati, inseguiti fin sotto le mura cittadine. I modenesi per vari giorni scorrazzarono intorno a Bologna, deridendo gli sconfitti.

Tornarono a casa portando in trofeo una secchia rubata in un pozzo di via San Felice. Ora è nella Ghirlandina, la torre simbolo di Modena, rivale della bolognese Asinelli. Tassoni, modenese orgoglioso, tramutò la battaglia in una scaramuccia, retrodatandola di quasi un secolo, ai tempi di re Enzo. Nel 1326 i bolognesi, pagando, ebbero restituite le terre perdute.

Qualche anno dopo Antonio Beccari, poeta girovago, corrispondente di Petrarca, fu il primo a ricordare Zappolino, piangendo la crudeltà e la perfidia dell’animo umano. Ma 2.000 morti, lontani da secoli, sono sepolti da una risata.

Sala 10 Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna