Klinger e il Salvataggio per le vittime di Ovidio – Opus II

Opus II Salvataggio per le vittime di Ovidio, Bruxelles 1879-1882
In mostra a Palazzo Fava fino al 11 gennaio 2015 all’interno della mostra Max Klinger. L’inconscio della realtà.

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Dedica pittorica, 1879, Max Klinger

L’Opus II (Bruxelles 1879-1882) ha già molti degli ingredienti tipici della geniale bizzarria fantastica dell’artista. La dimensione dei miti classici è rievocata con eccezionale maestria tecnica attraverso una nitida e dettagliata figurazione (di sorprendente effetto “realistico”) impregnata da un intenso pathos lirico romantico e da una straniante visionarietà, ma allo stesso tempo qui le favole antiche sono oggetto di una singolare reinterpretazione ironica, quasi comica, che produce un deragliamento narrativo (metalinguistico) decisamente moderno. Klinger ha preso, dalle Metamorfosi di Ovidio, tre tragiche storie d’amore e di passione (quelle di Piramo e Tisbe, di Eco e Narciso, e di Apollo e Dafne) divertendosi a trasformare il finale in chiave parodistica più umana.

“La trama approssimativa delle metamorfosi di Ovidio è chiara per tutti – scrive l’artista – e io mi sono attenuto in parte ai testi, ma ho sempre modificato i finali in modo da impedire la metamorfosi”.

Piramo invece di uccidersi disperato per la supposta morte dell’amata (come in Ovidio) crede che lei lo tradisca con un cacciatore; sfida quest’ultimo e ha la peggio. E per questo lo si vede alla fine ferito a letto, sgridato da Tisbe.

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Piramo e Tisbe III, 1879, Max Klinger

Narciso, invece di affogare preda del suo narcisismo, alla fine è conquistato da Eco.

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Marciso ed Eco I, 1879, Max Klinger

E la ninfa Dafne non si trasforma in alloro, ma ha successo nel respingere il dio che se ne va in groppa a un toro. In questo modo Klinger va in soccorso delle “vittime”.

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Apollo e Dafne II, 1879, Max Klinger

Le tre storie sono strutturate come una libera partitura musicale, con due incisioni introduttive, due in funzione di poetici intermezzi (L’altalena e gli Aironi) e una come chiusura finale.
All’inizio e alla fine entra in scena anche l’artista. In Invocazione (Anrufung) si vede in primo piano il suo tavolo di lavoro con fogli e stili e una candela la cui fiamma si sviluppa verso l’alto come una grande raffigurazione del busto del poeta in mezzo a un paesaggio mitico. Mentre in conclusione si assiste, in Satira, a un paradossale confronto fra il pittore e il poeta indignato per il trattamento subito.
Per sottolineare le valenze musicali della sua suite grafica, Klinger la dedica a Robert Schumann: “La dedica a Schumann è un semplice atto di simpatia (…) Amo appassionatamente la sua musica e credo di essere molto influenzato dal suo modo di comporre – ma in una forma libera che mi è difficile
spiegare” nota 1)
Si può ricordare che una delle maggiori fonti di ispirazione del tormentato musicista romantico erano le opere di Jean Paul, la cui scrittura era caratterizzata da valenze ironiche e bizzarre, dalla fusione fra un minuzioso realismo e forti tensioni fantastiche, e dalla presenza di elementi onirici e di intermezzi allegorici. Uno scrittore sicuramente amato anche da Klinger.
Di questo Opus sono qui presenti nove incisioni.

NOTE
1)Per le citazioni da Klinger cfr. M. Geyer e T.Laps (a cura di), Max Klinger.Le théâtre de l’étrange. Les suites gravées 1879-1915, catalogo mostra Musées de la Ville de Strasburg 2012, p. 61.

A cura di Francesco Poli, curatore della mostra.

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