Carracci precursori della pittura di genere: il Seicento in Olanda e a Bologna

Porzia che si ferisce alla coscia di Elisabetta Sirani, 1664, Olio su tela

Porzia che si ferisce alla coscia di Elisabetta Sirani, 1664, Olio su tela

Se il Seicento è il secolo d’oro della pittura olandese, lo è altrettanto per la scuola pittorica bolognese. Merito soprattutto di tre giovani pittori, i fratelli Agostino e Annibale Carracci e loro cugino Ludovico, che fondano a Bologna un’importante Accademia di disegno e di pittura.
Qui trasformeranno l’arte in nome di un naturalismo antiaccademico che fa tabula rasa di tutte le elucubrazioni manieriste tardo-cinquecentesche per recuperare un rapporto diretto e autentico con la realtà.

Le prime prove di Annibale, soprattutto, come Il ragazzo che beve o Il mangiafagioli fanno di lui un precursore della pittura di genere e, seppure in forme mediate, tale imprinting “popolare” lo accompagnerà anche quando, raggiunta la fama, si dovrà misurare con committenze importanti per le quali realizza pale d’altare e grandi cicli d’affreschi.
È in conseguenza di tale svolta naturalistica che Andrea Emiliani ha potuto definire gli incanti notturni di Medea a Palazzo Fava come il primo nudo “moderno” della storia dell’arte.

Una simile attenzione per il dato reale si può ritrovare nell’Olanda di metà Seicento. Protestante e calvinista, l’Olanda celebra il successo nel lavoro quale segno di grazia divina, manifestazione attraverso la quale il cittadino può giungere alla piena realizzazione di sé secondo la volontà di Dio. In questo contesto di laboriosità e benessere diffusi si sviluppa una produzione artistica non più rivolta alla Chiesa o alla corte bensì alla nuova classe dirigente in ascesa, la borghesia, che ama rispecchiarsi nei soggetti dei dipinti ed essere raffigurata nelle attività quotidiane legate al lavoro e alla vita domestica.

La pittura di genere, di piccolo e medio formato, sostituisce le solenni scene di carattere religioso e mitologico, mentre il contenuto morale e allegorico è sostituito dalla descrizione analitica degli oggetti, frutto dell’operosità umana.

Nel frattempo a Bologna la lezione dei Carracci si trasmette ai numerosi allievi che affollano la loro Accademia; indirettamente anche a Guido Reni, a sua volta maestro di Giovanni Andrea Sirani cui guarda la figlia Elisabetta.
Se nell’Olanda di Jan Vermeer e Peter De Hooch si diffonde un particolare genere di ritratto al femminile, soprattutto d’interno, in contesti intimi e domestici (di cui La ragazza con l’orecchino di perla è uno dei vertici assoluti), la Bologna del tempo si segnala piuttosto per la quantità di donne che dipingono; donne che dipingono donne in azioni eroiche, con cui identificarsi, come exempla virtutis. Donne quindi che non attendono alle faccende di casa, bensì donne forti, eroine che lottano e combattono per affermarsi, in ambienti prettamente maschili.

Emblematica a tal proposito l’opera qui presentata, Porzia che si ferisce alla coscia, dove Elisabetta raffigura la protagonista nell’atto di ferirsi con un coltello per dimostrare al marito la propria determinazione, simbolo della femme forte, contrapposta al consueto modello muliebre rappresentato dalle ancelle sullo sfondo. Realizzata dalla pittrice ventiseienne nel 1664, un anno prima della sua scomparsa (e un anno prima della Ragazza di Vermeer), per un ricco commerciante di sete, l’opera esibisce nei dettagli tutta la sapienza virtuosa di Elisabetta: una pittura “franca” che nella resa della sensualità delle carni, nella morbidezza ombrosa del panneggio, negli eleganti motivi decorativi dei tessuti e nella preziosità dei monili, degli ori e delle gemme, lancia la sfida, dal versante del classicismo eroico, alle raffigurazioni borghesi dei contemporanei maestri fiamminghi.

Il dipinto Porzia che si ferisce alla coscia di Elisabetta Sirani proveniente dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna sarà esposto fino al 31 maggio presso la Marconi Business Lounge. In occasione della mostra La ragazza con l’orecchino di perla. Il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt. Capolavori dal Mauritshuis, Genus Bononiae e Aeroporto G. Marconi di Bologna hanno dato vita ad una partnership articolata in diverse iniziative e denominata Benvenuto Vermeer!.

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