Emilia Romagna, terra di passioni e di motori

Si sa: l’Emilia Romagna è da sempre terra di forti passioni anche e spesso contrapposte, tanto da annoverare tra chi vi è nato o chi vi ha vissuto, personalità che hanno lasciato forti impronte nell’intero panorama nazionale e internazionale.
Passioni politiche (vedi Andrea Costa e Benito Mussolini), passioni musicali (vedi Giuseppe Verdi e Gioacchino Rossini), passioni motoristiche (vedi Ferrari, Lamborghini, Maserati).
E’ proprio di queste ultime che vogliamo ora occuparci. E, in special modo, di due momenti storici e di due case automobilistiche partite da origini completamente diverse tra loro ma che, entrambe, hanno portato il nome dell’Italia, dei suoi uomini e della sua industria nel mondo: Maserati e Lamborghini.

Alfieri Maserati (Voghera, 1887 – Bologna, 1932) fin da giovanissimo si era dedicato ai motori: dapprima come meccanico, poi come collaudatore e come pilota. Veniva da una famiglia piccolo borghese e aveva respirato fin da subito, insieme ai fratelli, l’odore dell’officina. Dopo aver fondato una sua azienda, si mise anche a produrre vetture e morì per le conseguenze di un incidente durante una corsa. Per chi volesse approfondire, rimandiamo all’articolo del blog Alfieri Maserati: tecnico, pilota, costruttore geniale.

1922 Alfieri ed Ernesto Maserati a Monza - Copia

Alfieri ed Ernesto Maserati a Monza, 1922

Ferruccio Lamborghini, invece, era nato il 28 aprile 1916 a Renazzo, una piccola frazione di Cento in provincia di Ferrara. Era figlio di agricoltori e ben presto aveva dovuto lasciare la scuola per andare a lavorare.
Era appassionato di motori e fu fortunato: trovò un’occupazione presso un’azienda bolognese che revisionava mezzi dell’esercito. Durante la seconda guerra mondiale fu assegnato come tecnico riparatore alla base militare di Rodi e lì ebbe modo di affinare ancor di più le sue doti di meccanico. Tornato in Italia e finito il conflitto, nel 1946 ebbe una felicissima intuizione: il mercato richiedeva sempre più mezzi agricoli per riprendere la produzione agro-alimentare; Ferruccio comprò mezzi militari che trasformò genialmente in trattori.
Nel 1948 fondò a Cento la Lamborghini Trattori, il cui simbolo divenne un toro: lui, infatti, era nato il 28 aprile e quello era il suo segno zodiacale. Dai trattori si spinse poi ai bruciatori e ai condizionatori, per arrivare alla progettazione di un elicottero, che purtroppo non riuscì a realizzare, ma di cui rimane un prototipo nel Museo Lamborghini a Funo di Argelato.

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Lamborghini

Ferruccio restava sempre e comunque un appassionato di motori e di automobili: ne ebbe di ogni tipo, dall’Alfa alla Ferrari, passando dalla Maserati. Si dice che fu proprio durante una leggendaria e accesa discussione con Enzo Ferrari che scattò in lui lo spirito di competizione e, detto fatto, decise che anche lui avrebbe prodotto vetture sportive in grado di competere con tutte le altre.
Da quel momento (1963), iniziò dunque a far progettare automobili entrate nel mito: tra le quali la 350 GT, e la fantastica Miura, che venne prodotta dal 1966 al 1973, quando la nota crisi petrolifera mise in difficoltà l’industria mondiale.

In quel momento, Ferruccio Lamborghini vendette improvvisamente la quota di maggioranza delle sue aziende e si ritirò in campagna a produrre vino. Vi furono alcuni tentativi di rientro, ma le condizioni che gli vennero sottoposte non lo soddisfecero mai abbastanza.
Morì nel 1993 nella sua tenuta in Umbria. Nonostante il successo planetario, non dimenticò mai le sue origini e volle essere sepolto a Renazzo, dove era nato. Il suo feretro fu trasportato su un antico carro agricolo trainato da uno dei suoi trattori e fuori dal cimitero sostarono molte delle automobili che aveva realizzato.

La Lamborghini ancora oggi è un vero e proprio mito: la fabbrica di Sant’Agata Bolognese è più che attiva e il suo mercato non conosce crisi. Così come succede per la Maserati.
Alfieri e Ferruccio: due uomini geniali, due volontà ferree, due modi di vivere i motori che sono entrati nella leggenda.

 

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