La dinastia dei Cuccoli

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Pur risalendo almeno al Seicento, la storia dei burattinai bolognesi si può far cominciare, per mancanza di documentazione precedente, ai primi dell’Ottocento, quando Filippo Cuccoli, nato nel 1806, portò il casotto dei burattini in Piazza Maggiore, ora sotto l’orologio del Palazzo d’Accursio, ora, nella stagione più fredda, sotto il Voltone del Podestà, diventando in breve tempo molto popolare.
Dopo avere fatto l’operaio e l’aiuto cuoco, si innamorò del teatro assistendo agli spettacoli dell’Arena del Sole.
Prestò la sua voce stentorea che gli fece guadagnare il posto di banditore del Comune, a Fagiolino e al dottor Balanzone. Con questa caricatura del professore universitario apriva il periodo delle feste di Carnevale pronunciando un discorso inaugurale. Insaporiva i suoi sproloqui con spunti patriottici inseriti nelle farse e nelle commedie. Le battute mordaci procurarono a Cuccoli noie con le autorità, in una Bologna papalina in cui spesso i suoi ribaldi erano impersonati da frati e preti.

Alla sua morte, avvenuta nel 1872, l’attività fu continuata dal figlio Angelo (1834-1905). Con lui il progresso investì anche i burattini: davanti al casotto comparvero le sedie per il pubblico pagante, che in passato stava in piedi, e ai fumosi e incerti lumi di candela e poi ad acetilene si sostituì la luce elettrica.
I Cuccoli erano così famosi da entrare nei modi di dire dei bolognesi. Ander in dal paniròn ’d Cuccoli vuol dire anche oggi “finire nel dimenticatoio”, “non contare più nulla”, dal momento che, dopo essere serviti per la recita, i burattini venivano buttati alla rinfusa in un grosso paniere.

Nel Novecento la tradizione dei burattini fu ereditata soprattutto dalle compagnie di Gualtiero Mandrioli, che dal 1948 si è esibito in piazza Trento e Trieste, e di Demetrio Presini, che nella stagione estiva dava spettacoli lungo le mura D’Azeglio.

Dai pannelli della sala 16 “Bologna in scena: il profano” di Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna