Carlo Musi: allegro “Biasanot”

Musi El mi canzunétt
A Bologna biasanòt significa letteralmente “colui che mastica la notte” e dunque chi viene apostrofato così è sicuramente un gaudente nottambulo, frequentatore di locali e di allegre compagnie, amante della buona tavola e del buon vino.

Carlo Musi (Bologna, 1851-1920) ha perfettamente incarnato questo ruolo. Fausto Carpani, notissimo cantautore in dialetto felsineo, lo ha definito “un Petrolini bolognese” e nessun’altra affermazione potrebbe calzargli più a pennello.
Figlio di un cameriere, fece i più disparati mestieri (da mercante di stoffe a contabile; da commesso viaggiatore a venditore di salumi ecc.) fino a che, nel 1901, a cinquant’anni, fu assunto dalle Regie Poste.

Grande autore di canzonette e prose in vernacolo bolognese scritte in un periodo di tempo che si può circoscrivere dal 1882 al 1917, ha lasciato anche – come preziosa testimonianza – alcune incisioni discografiche delle quali era egli stesso interprete.
Sia nelle canzonette sia nei monologhi si colgono ancora oggi una arguzia insuperata nel servirsi delle potenzialità espressive del dialetto e un’estrema capacità nella scelta dei personaggi e delle situazioni che interpretava con sagace istinto comico.

Pur essendo musicalmente analfabeta, memorizzava quanto creava fischiettando per poi avvalersi della collaborazione del maestro Egberto Tartarini per fissare il tutto sotto forma di note.
La sua produzione, completa di testi e spartiti, fu raccolta nel volume El mi canzunètt, edito dalla Libreria Brugnoli. Molte di queste canzonette (le più note sono “Piron èl furnar” e “L’era Fasol”) sono state poi tramandate da altri interpreti bolognesi oltre al già citato Fausto Carpani.
Si possono ricordare, tra gli altri: Dino Sarti, Quinto Ferrari e Adrianén.

Speriamo che la tradizione continui…