Carducci e la sua biblioteca

Carducci nella sua biblioteca

Carducci nella sua biblioteca

Si sa che Giosuè Carducci passò gran parte della sua vita a Bologna. Durante questo lungo periodo, cambiò diverse abitazioni; le più note sono quelle di via Broccaindosso e quella di via del Piombo.
La prima perché vi risiedeva nel momento in cui morì l’amatissimo figlio Dante e in sua memoria vi compose la poesia Pianto antico; la seconda perché fu l’ultima dimora, dove ancora oggi si possono visitare gli ambienti come lui li lasciò.

La casa di via Broccaindosso venne abbandonata, tra l’altro, perché divenuta troppo piccola per contenere i libri della sua biblioteca. Dopo aver trascorso quattordici anni nell’appartamento di Strada Maggiore n. 37, la famiglia si trasferì in un edificio fra Porta Maggiore (oggi Mazzini) e Porta Santo Stefano, in via del Piombo, oggi Piazza Carducci.

La casa era nata come chiesetta con annesso oratorio per la Confraternita di Santa Maria della Pietà, detta – appunto – del Piombo, poiché l’effigie della Vergine incisa su una lastra di quel metallo era stata lì rinvenuta nel 1502. Dopo alcuni rifacimenti e in seguito alla soppressione degli ordini religiosi in età napoleonica, era divenuta abitazione privata.
Il Carducci l’ebbe in affitto e vi si sistemò più che degnamente. La sua biblioteca, nel frattempo, aveva raggiunto il ragguardevole numero di 40.000 volumi. Per i libri il Poeta aveva una vera e propria venerazione e, come scriveva ad un’amica, non poteva liberarsene perché “…un libro mi consola, anche senza leggerlo, solamente a guardarlo…”.
La moglie Elvira brigò non poco durante il trasloco perché fosse rispettata la collocazione dei volumi secondo l’ordine dato dal Carducci stesso, con l’esatta indicazione della stanza, della scansia, dello scaffale e della filza di appartenenza.

Alla biblioteca furono destinati tre locali al primo piano. I libri vennero disposti in ordine cronologico. Tra le opere rare e prime edizioni spiccava una copia della Comedia dantesca nella prima edizione Aldina. Moltissimi erano i titoli sul Risorgimento: si dice fosse la maggiore raccolta italiana sull’argomento. Nelle opere più preziose vi era la firma di Carducci ed erano riportati il prezzo pagato e la data di acquisto. Albano Sorbelli ebbe l’incarico di catalogare i volumi e gli opuscoli, lavoro che completò nell’arco di cinque anni.

Nel 1902 la regina Margherita di Savoia aveva acquistato la biblioteca per rassicurare il poeta, ormai anziano, che quell’imponente e importantissimo patrimonio non sarebbe stato disperso.
Nel 1906 sempre lei comprò la casa e il 3 maggio 1907, dopo la morte di Carducci, fece dono di tutto al Comune di Bologna. Unica condizione: l’appartamento doveva essere conservato inalterato ed essere destinato a Museo e Biblioteca aperti al pubblico.
Il Comune ha sempre mantenuto la parola data: oggi l’edificio è sede del Museo Civico del Risorgimento e il patrimonio librario è liberamente fruibile.

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