Antico e Moderno a Palazzo Fava: Tamburini e i mestieri con le Arti liberali

Tamburini I mestieri con le arti liberali

I mestieri con le Arti liberali, Giovanni Maria Tamburini (Bologna 1575 ca -1660 ca)

Giovanni Maria Tamburini è stato un pittore bolognese attivo nella seconda metà del Seicento, che Malvasia ricorda dapprima allievo di Pietro Faccini e poi di Guido Reni, del quale “fu gran confidente ed amico” (Malvasia 1678, ed. 1841, I, p. 401).

Nel mezzo di una larga strada cittadina, circoscritta da eleganti edifici e da un’esedra contenente una statua di Nettuno sul fondo, uomini comuni si prodigano nei mestieri di tutti i giorni mentre in alto, appollaiate su nuvolette, le personificazioni femminili delle Arti liberali (da sinistra: Retorica, Musica, Dialettica, Astronomia, Geometria, Aritmetica, Grammatica) vegliano sul loro operato.
[dal catalogo: “Antico e Moderno. Acquisizioni e donazioni per la storia di Bologna (2001-2013)” ]

In questo dipinto, esposto fino al 21 settembre 2014, a Palazzo Fava in occasione della mostra Antico e Moderno. Dal Trecento all’Ottocento, sono rappresentati insieme i mestieri praticati nelle strade e nelle botteghe di Bologna ispirati ai celebri modelli di Annibale Carracci ne Le Arti per via, dove ogni venditore e artigiano è ripreso individualmente.

Ci racconta infatti il Malvasia che Annibale, nei pochi momenti di riposo aveva preso a fare disegni di vario argomento, spesso caricaturali, tra i quali un gruppo dedicato ai mestieri ambulanti di Bologna che, per la sua omogeneità, lo stesso Annibale aveva riunito in un libro sul quale faceva esercitare i propri allievi. I personaggi ritratti nelle tavole carraccesche sono tutti caratterizzati da forte espressività ed icasticità, mentre l’ambiente in cui si muovono, evoca soltanto lontanamente paesaggi urbani e suburbani reali. Ciò che interessa ad Annibale non è tanto la città, quanto l’uomo, colto nella sua umile e popolare quotidianità.

Questo “scherzevole passatempo” di Annibale riscosse molto successo: raccolti in un volume, alla sua morte, i fogli arrivarono a Simone Guillain che ne trasse 80 stampe riprodotte per tutto il secolo come dimostrano le numerose riedizioni e la nuova serie eseguita da Giuseppe Maria Mitelli nel 1660 Di Bologna l’arti per via di Annibale Carracci, successivamente ripresa come modello in controparte da Francesco Curti

Il Rigattiere Mitelli

Il Rigattiere, Giuseppe Maria Mitelli

Arrotino Mitelli

Arrotino, Giuseppe Maria Mitelli

La serie di Mitelli, in parte esposta fino alla fine di luglio presso la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale (ingresso gratuito), si differenzia non solo per il minor numero di personaggi rappresentati, 40 invece di 80, ma anche per il chiaro intento morale e pedagogico che traspare soprattutto nei brevi motti. Ogni tavola, infatti, reca in basso a destra il monogramma del Mitelli ed è accompagnata da una quartina in rima alternata che illustra le caratteristiche del mestiere.

Tamburini, invece, sceglie di ridurre drasticamente la dimensione delle figure umane, per dare spazio ad ampie e ariose architetture urbane composte da piazze, torri, mercati, botteghe nelle quali i personaggi, come all’interno di grandi scenografie teatrali, vivono e si muovono raccontandoci una quotidianità modesta e popolare dei commerci cittadini, che, grazie anche all’idealizzazione del paesaggio, diviene al contempo universale.

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