Nella sala Ludovico Carracci a Palazzo Fava possiamo ammirare, una accanto all’altra, le opere di tre grandi artisti le cui vite si sono intrecciate a Bologna. Guido Reni di fianco al primo maestro, il pittore fiammingo Denis Calvaert, e sotto lo “sguardo” di Ludovico Carracci, di cui fu dapprima geniale allievo e poi rivale.
L’occasione è Antico e Moderno. Dal Trecento all’Ottocento la mostra sulle acquisizioni della Fondazione Carisbo dal 2001 ad oggi.
Sotto i fregi del Carracci, infatti, Reni e Calvaert “si confrontano” con due dipinti accomunati dallo stesso tema: il suicidio. Trattato però da entrambi gli artisti in modo “originale”.
La soluzione adottata da Guido Reni non è quella, consueta, di Lucrezia che si dà la morte puntando il pugnale al petto dopo aver denunciato al padre, al marito Collatino e all’amico Lucio Giunio Bruto la violenza subita da Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo ultimo re di Roma. Qui l’eroina romana preordina mestamente il suicidio come in un meditato rito sacrificale di purificazione e lentamente raggiunge con la destra il pugnale adagiato sul lenzuolo mentre con la sinistra scosta il drappo dalla spalla mostrandosi in una stoica nudità.
Calvaert interpreta il famoso episodio del suicidio di Cleopatra diversamente da altre sue versioni, ritraendo la regina egizia non da sola, ma accompagnata da due donne, una di profilo, che dorme accovacciata in primo piano, l’altra che sbircia curiosa scostando la tenda, sul fondo. La scelta di proporre tre figure può ispirarsi al gruppo scultoreo del Laocoonte, nel Cinquecento celeberrimo, affine per il motivo dei serpenti.
Per quanto riguarda i tre artisti, il primo incontro avviene quando Guido Reni, a soli 9 anni, lasciò gli studi intrapresi per entrare, a Bologna, nella bottega del pittore fiammingo Denis Calvaert, dove conobbe anche il Domenichino e Francesco Albani.
Terminato l’apprendistato, nel 1594 Reni lascia Calvaert per entrare a far parte dell’Accademia degli Incamminati, fondata dai cugini Carracci, dove il suo straordinario talento lo rese dapprima apprezzato assistente di Ludovico Carracci, e in seguito suo rivale.
Da subito, infatti, mostra di condividere solo in parte gli insegnamenti dei maestri e di inseguire strade difformi rispetto agli insegnamenti di Ludovico, l’unico a rimanere in città quando Annibale ed Agostino se ne vanno alla volta di Roma.
La sua poetica apparirà meno intrisa di naturalismo classicheggiante e più pervasa da un’aspirazione tendente alla beltà ideale.
Antico e Moderno – Dal Trecento all’Ottocento
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni
Martedì-Domenica, dalle 10 alle 19. Ingresso gratuito